Classificazione dei rifiuti urbani derivanti da trattamento meccanico/meccanico-biologico (TMB): indicazioni di supporto al produttore

L’ISPRA, con comunicato stampa dell’11 febbraio 2020, ha annunciato l’avvenuta trasmissione a MATTM e Regione Lazio del documento recante Elementi di valutazione ai fini della classificazione dei rifiuti prodotti dal trattamento meccanico/meccanico-biologico dei rifiuti urbani indifferenziati che, unitamente alle Linee Guida SNPA, fornisce indicazioni metodologiche certamente utili per tutti gli operatori del settore, anche al di fuori dell’ambito relativo al TMB.

Richiamando quanto stabilito dagli Orientamenti tecnici sulla classificazione dei rifiuti della Commissione europea (Comunicazione della Commissione 2018/C 124/01) e dalla Sentenza della Corte di Giustizia (28 marzo 2019 – cause riunite da C-487/17 a C-489/17; di cui abbiamo trattato in Rifiuto con codici CER speculari: no a presunzione di pericolosità), si rammenta che il detentore del rifiuto pur non essendo obbligato a verificare l’assenza di qualsivoglia sostanza pericolosa nel rifiuto in esame” è tenuto a ricercare quelle che possono trovarvisi ragionevolmente.

La procedura di classificazione deve basarsi sull’acquisizione di tutte le informazioni che consentano di ricostruire quali siano le sostanze pericolose che ragionevolmente potrebbero trovarsi nel rifiuto, a cui si aggiunge la fase successiva di valutazione della sussistenza di caratteristiche di pericolo connessa alla presenza di dette sostanze.

La procedura di classificazione dovrebbe, quindi, concretarsi nell’espletamento di diversi passaggi volti all’individuazione delle potenziali fonti di pericolosità ed essere compiutamente riportata in apposita relazione tecnica corredata da tutti i documenti utilizzati (es. schede di sicurezza, risultati delle caratterizzazioni attuate nell’ambito delle attività di monitoraggio del processo da cui si genera il rifiuto, report fotografici, informazioni sulle modalità adottate per il campionamento e la conservazione del campione, indicazione dei metodi analitici utilizzati, risultati delle determinazioni analitiche e/o dei test effettuati, ovvero certificati analitici, giudizio di classificazione).

Ciò posto, in merito al TMB, ISPRA chiarisce che esso “non comporta l’addizione o sottrazione di sostanze pericolose rispetto a quelle originariamente contenute nei flussi in entrata”, con la conseguenza che se “all’interno del rifiuto in ingresso all’impianto non vi siano componenti o frazioni che contengano sostanze pericolose, queste non potranno formarsi nel rifiutoa seguito del TMB medesimo.

Perciò, evidenzia che nella procedura di classificazione dei rifiuti generati dalla fase di TMB la determinazione della composizione del rifiuto in ingresso è la fase di importanza primaria; poiché è quella che consente di rinvenire le informazioni utili alla classificazione del rifiuto in uscita.

ISPRA sottolinea che la “determinazione della composizione merceologica del rifiuto urbano indifferenziato rappresenta un passaggio chiave al fine di acquisire le informazioni necessarie per procedere all’identificazione della presenza di eventuali frazioni contenenti sostanza pericolose”. Infatti, l’identificazione deve essere volta a rinvenire possibili elementi di pericolosità che potranno essere presenti nel rifiuto a valle del trattamento e, perciò, risulta fondamentale al fine di correttamente orientare le determinazioni analitiche successive al trattamento e necessarie per la corretta classificazione del rifiuto medesimo.

ISPRA spiega, poi, che nella procedura di classificazione è necessario considerare anche ulteriori aspetti relativi al rifiuto in ingresso, quali:

  • elementi specifici della realtà territoriale oggetto di caratterizzazione che abbiano un impatto sulla composizione del rifiuto (es. stagionalità, modalità di raccolta, contesto geografico, ecc.) e, quindi, su quella dei rifiuti prodotti dal trattamento;
  • le modalità di gestione del rifiuto all’interno dell’impianto (es. esistenza di una fase preliminare di separazione delle frazioni pericolose, atta a ridurre il rischio di contaminazione dell’intera massa del rifiuto, o per contro, avvio diretto della massa alla triturazione);
  • variabilità del rifiuto, che nel caso sia elevata si traduce in una potenziale elevata variabilità del rifiuto prodotto dal trattamento (il documento in merito rinvia alle norme UNI 10802, UNI EN 14899, UNI TR15310 -1÷5 e UNI/TR 11682).

Rileva, infine, che per la corretta classificazione del rifiuto derivante da TMB la delineata acquisizione (che deve essere documentata) del maggior numero di informazioni possibili sulla composizione del rifiuto in ingresso deve essere combinata con l’ottenimento delle necessarie informazioni sui flussi generati dal trattamento (es. bilanci di massa; attuazione di analisi merceologiche flussi in uscita).

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